martedì 16 aprile 2013

Mercato di strada


Eccoci a grande richiesta con una nuova puntata di “Cina a prima vista”…ahaha…mi sembra di essere la sceneggiatrice di una soap opera. Allora mettetevi comodi, magari con una bella tazza di tè, prendete esempio dalla Fede…


Avevo annunciato la puntata del mercato ed eccoci qui, con servizio fotografico annesso.
Visitare, acquistare, passeggiare per un mercato in Cina o per lo meno qui a Xiamen può essere un’esperienza piacevole, come leggere un libro o guardare un film per noi “stranieri”, a patto che ci si vada preparati. Il proprio essere deve lasciarsi trasportare senza inibizioni o pregiudizi. Questo significa alcune cose: il naso non deve giudicare, al corpo non deve dare fastidio il fatto di essere toccato, strusciato, spintonato a volte, da moltissime persone, carretti, motorini che viaggiano in ogni senso di marcia – avanti, indietro, di lato – al cuore non deve dispiacere il fatto che la fila non venga rispettata, che nessuno o quasi ti cederà il passo, che se un altro corpo troverà un passaggio prima e più velocemente di te lo sfrutterà, senza pensieri, ma soprattutto la mente deve abbandonare considerazioni animaliste di fronte a tartarughe in vaschette piccolissime pronte per finire nella zuppa, ancora vive, spesso legate; granchi con le zampe legate, rane stipate dentro ceste, pesci e animali di ogni tipo vivi che presto non lo saranno più e tutta la sequenza vita-morte che avviene davanti ai tuoi occhi. Come si faceva “una volta”, come raccontavano le nostre nonne. Qui accade, naturalmente e senza problemi, con una certa dose di pulizia, se vogliamo, di certo molto più che nei paesi arabi e molto, moltissimo meno che da noi, però il sangue viene lavato via subito, ci sono varie taniche di acqua per i diversi lavaggi e passaggi e tutto sommato anche noi abbiamo comprato “al mercato”.

Il mercato c’è tutti i giorni, tutto il giorno. Si vende di tutto, frutta, verdura, carne, polli, conigli, anatre, uova di ogni animale che le possa deporre, pesci, crostacei, molluschi, alghe, funghi, moltissimi prodotti essiccati o disidratati per la zuppa, dai gamberetti ai pesci ai pezzi di carne. Semi, castagne con buccia e già sbucciate, zampe. Tutto è esposto davanti agli occhi dei passanti, quasi sempre per terra appoggiato a delle stuoine o a delle cassette, comunque ad altezza ridotta e comoda per chi è seduto su degli sgabellini; l’acqua dei risciacqui scorre per le stradine, finisce nei tombini o nei canali di scolo insieme a qualche sputo, che dopo un po’ che sei qui non ti ci sei ancora abituato ma ti sembra, nel suo schifo, quasi caratteristico, nel frattempo passa un carretto con scatole di polistirolo che contengono ghiaccio, per conservare meglio il pesce. Una pentola a pressione sbuffa, qualcuno mangia da una ciotola, i bambini come sempre corrono in giro, tutti assaggiano, con le mani nei sacchi di semi, prendo un seme o un gamberetto e sputo il guscio per terra, rimetto la mano nel sacco, tocco la carne, la giro, tocco i soldi, tocco, tocco…

Dopo alcuni iniziali giri nei supermercati alla ricerca di cibo “occidentale”e dopo esserci resi conto che trovare la carne come noi la intendiamo è molto arduo (fettine, parti già pronte per l’uso, magari magre, vaschette sigillate da cellophane confortante, senza che mani e mani e mani abbiano toccato, valutato, appoggiato, alzato, rimesso giù proprio il pezzo di “animale” che TU avevi adocchiato), abbiamo deciso di avventurarci nei vicoli del mercato. Perché al supermercato è così, la carne è tutta esposta all’aria aperta, 200 cosce di pollo, 300 zampe, qualche coda, un pezzo di maiale, e uno la sceglie e la valuta come la frutta e la verdura, ma senza il guantino…allora, ci siamo detti, andiamo alla fonte, prendiamo l’animale ancora vivo, scegliamo il nostro cibo, con la sicurezza che sarà fresco…perché anche al mercato la carne è esposta come al supermercato, ma in aggiunta c’è tutta la parte di animali vivi.
Quindi ci siamo avventurati, io divertita, la Fede inconsapevole e Fra schifato, pronto a difenderci da ogni pericolo ma con una gran voglia di pollo “normale”. Eccoci perciò a fare un giretto di perlustrazione e poi, curiosando qua e là, con gli occhi della Fede sempre più interessati da quello che la circondava (non ha parlato per due ore e mi ha sempre tenuto la mano, non voleva perdere nessun dettaglio) trovare la bancarella che più ci ha saputo trasmettere fiducia…


Senza una parola di cinese sulla lingua, quindi sempre tutto a gesti, ecco chiedere alla signora se possiamo scegliere un pollo, quanto costa, se ce lo può spennare e togliere le interiora…lascio scegliere a Fra la nostra cena, il maschio in questi casi deve avere il suo ruolo e poi ci accorgiamo, guardandoci, che sta succedendo davvero davanti ai nostri occhi…con quelle mani di signora cinese, con quei coltelli su quel ceppo di legno, con l’acqua di quelle taniche, quella calda e quella fredda (cos’è quel verdino color muschio che si intravede dentro alla tanica?), con quel trinciapolli, con quei sacchettini…proviamo, senza troppa convinzione, a coprire gli occhi della Fede, ma a che scopo? Non sta succedendo nulla di male e ci saranno altri 20 bambini intorno che guardano, si infilano, giocano, assistono ogni giorno al lavoro dei loro genitori…lei infatti non fa una piega e tutta felice chiede se per cena ci sarà pollo..ahahahahahah..la signora fa un lavoretto sopraffino, davvero per bene, toglie anche i peletti rimasti con una pinzetta, insiste sulle interiora, ce le vorrebbe proprio dare perché qui sono una parte prelibata, capisce che preferiremmo avere un doppio involucro, sacchetto dentro sacchetto, per portare a casa il nostro trofeo, forse è una richiesta degli occidentali, chissà, qui comunque non ce ne sono molti di europei o simili...Salutiamo la signora e ringraziamo. 

Poi, un po’ storditi, sempre pensando ai racconti della nonna, ai maiali che in campagna si ammazzano a gennaio, al sanguinaccio, ci dirigiamo al reparto del pesce. Ma qui, non so perché, istintivamente non riusciamo a scegliere un pesce dalle vasche, forse assistere alla botta in testa e alla messa nel sacchetto sarebbe troppo: quindi ci pieghiamo, non riusciamo ad accucciarci, e scegliamo 3 bei pesci dalle ceste appoggiate per terra, Checco guarda gli occhi, apre le branchie, dice che uno dei pesci non va bene e se lo fa cambiare, molto esperto, grazie amore che lo fai tu. Chiediamo il doppio sacchettino.
Scegliere le mele dopo il pollo e il pesce ci sembra un gioco da ragazzi. La Fede vede dei coniglietti in una gabbia e mi chiede se anche quelli sono da mangiare. No amore, quelli no…mi sembra sollevata, una bugia a fin di bene. Ci sentiamo cacciatori esausti dopo una battuta di caccia al leone, cerchiamo la strada per uscire dal mercato. Ci perdiamo, o ci lasciamo trasportare, per altre mille stradine, persone, merci, odori. E’ tutto essenziale, non c’è nulla che ci fa davvero voglia, pensiamo al pane cotto a legna, alla porchetta, alle ciambelle con lo zucchero dei nostri mercati, agli odorini piacevoli che ti avvolgono in Italia, e alla fine della spesa ci è praticamente passata la fame…ecco la zona dei tortelli, quelli sì che mi fanno un po’ voglia, una signora prende il ripieno di carne e verdurine tagliate sottili da una ciotola, poi lo posa su una strisciolina di pasta bianca e sottile, una sfoglia di farina di riso e alla fine li chiude, come le sdore romagnole…guardo Checco, “non ci provare” mi dicono i suoi occhi, dopo che sarà nato Diego magari…in effetti è tutto talmente “on the street” che non ho l’ardire di insistere…


Ultime notizie:


- Ho cominciato un corso di cinese, è davvero difficile. Ora so spiccicare qualche parola, qualche frase idiomatica da piazzare al momento giusto. Sabato siamo andati a comprare la bici per la Fede e per me e Checco mi ha confidato che è stata la prima volta che in taxi e in un negozio si è sentito sicuro perché io “parlavo” cinese…seeeeeeeeee ahahahaha. Le frasi che ho detto sono state più o meno “Noi vogliamo bicicletta” al taxista, per fargli capire che si doveva fermare all’altezza dei negozi di biciclette nella strada che stavamo percorrendo (qui i negozi di una certa tipologia di merce, generalmente, sono tutti concentrati. Quindi per esempio trovi 5 negozi di bici uno dietro all’altro, la via dei negozi di vestiti per bambini, il quartiere dei negozi di materiale edile, la via o il pezzo di via dei meccanici, ecc). Che poi bicicletta non lo so dire quindi ho detto “Noi vogliamo”e ho mimato l’atto di andare in bici. Successivamente, alla commessa del negozio ho detto “Quanto costa”?, “Ci fai lo sconto per due bici”?, le ho ripetuto con una lentezza impressionante ed imbarazzante la cifra finale, forse le sono stata simpatica per averci provato e alla fine ho sfoderato un “Lasciaci pensare un attimo” che probabilmente l’ha stesa…
Se compri le bici ti regalano il lucchetto e le lucine di segnalazione, oltre al cestino. Provi la bici che ti piace fuori dal negozio, se ti va bene la commessa, nel tempo di un nanosecondo, per non lasciarti pensare troppo o perché i cinesi sono fatti così, tutto in fretta, tutto subito, scusandosi di farti aspettare troppo, avverte due scagnozzi che prendono in consegna il mezzo e ti gonfiano le ruote, ti alzano la sella alla giusta altezza, montano il cestino, il seggiolino dei bambini, appiccicano l’adesivino del negozio, danno una lustratina e ti porgono la bici fiammante. 
Per me abbiamo acquistato senza saperlo una bici marca “Forever”, number one in China.


- Abbiamo fatto un incidente stradale, io e la Fede (e Diego), senza conseguenze. Il nostro autista o meglio ex –autista, che secondo noi da qualche giorno dormiva in macchina, nell’uscire dalla strada di casa ha pensato bene di non frenare ed è finito dritto dritto dentro ad un autobus. Gran spavento, ma per fortuna non andavamo forte quindi nessuno si è fatto male, ad eccezione della macchina che nella parte davanti sx era abbastanza accartocciata. Checco ha licenziato il driver seduta stante. Abbiamo preteso un nuovo autista dal giorno dopo e siccome il manager dell’agenzia non ha trovato nessuno, al momento il nostro autista è direttamente lui. .. Dopo l’incidente dovevamo assolutamente sbrigarci perché quella mattina la Fede aveva la gita a scuola e non potevamo arrivare oltre le 8,30 altrimenti i pullman della gita sarebbero partiti. Quindi mi son piazzata in mezzo alla strada mandando a quel paese in italiano l’autista, ho rubato il taxi ad una vecchietta cinese imprecando sempre in italiano mentre lei, giustamente arrabbiatissima, mi replicava in cinese e parlava con il taxista. Non potevo rischiare che lo convincesse a farci scendere, quindi ho urlato e ho chiuso la portiera, indicando la Fede e la pancia e la scena dell’incidente (tutti scesi dal bus, passeggeri per strada, il nostro ex autista e l’autista del bus al telefono pronti per la constatazione amichevole ahahah) e ho detto ”Signora guardi la situazione e giudichi lei chi ha più diritto di prendere il taxi”. Sbam, portiera chiusa. Il taxista parte. La gita è salva. Grande esempio per la Fede…

- I nostri scatoloni sono ancora in dogana. Perchè? Direte voi. Perchè per ritirarli Checco deve andare in dogana e mostrare il suo passaporto. Il passaporto però ce l'ha la polizia che ci sta facendo i permessi di residenza permanente. Checco va in dogana con la fotocopia del passaporto, dopo aver chiesto se poteva essere sufficiente e aver atteso risposta affermativa. Bene, non è sufficiente. Checco si fa preparare allora una dichiarazione della polizia che testimonia di avere il suo passaporto in originale e che autentica la fotocopia. La dogana non crede alla polizia.

- I Cinesi sono un popolo molto ingegnoso, non perdono tempo con cose inutili...



- Le macchie d’erba si tolgono con il latte (grazie Rita), per il resto serve un bel bagno…