domenica 10 gennaio 2016

Frullato di idee da una meravigliosa Cambogia!


Il viaggio in Cambogia è stato di quelli che lasciano il segno... Paese bellissimo e contrastato, stretto tra un passato glorioso e una storia recente tragica e ancora non completamente chiusa.
Personalmente, poi, è stato un viaggio "di famiglia" che ci ha permesso di stare più vicini dopo i mesi autunnali impegnativi sul lavoro per Francesco, a scuola per la Fede (che torna a casa alle 5 del pomeriggio) e per Diego che ha iniziato l'asilo. Abbiamo trascorso tanto tempo insieme ed è stato bello! Inoltre, con Diego un po' più grande, mi è sembrato un 'viaggio' vero, con spostamenti un po' più impegnativi, ritmi meno programmati e finalmente...senza borsa dei biberon e dei pannolini!


Dopo aver girato e visto qualcosa del popoloso Sud Est asiatico negli ultimi 3 anni, non posso fare a meno di realizzare quanta povertà ci sia nel mondo e quanto privilegiati siano l'Europa e gli Stati Uniti / Canada. Anche il Sud America, con l'esperienza in Uruguay, in Messico, in Guatemala e in Colombia mi aveva aperto gli occhi, ma in Asia c'è qualcosa di diverso. Non voglio certo fare la classifica della povertà, però le persone povere qui non hanno davvero niente, vivono per strada, non c'è spazio, non c'è idea di progresso o di miglioramento, a volte sembra ci sia soltanto una strada polverosa che passa in mezzo al nulla, al villaggio, alla storia...

Ho visitato il centro di detenzione e di tortura Tuol Sleng a Phnom Penh, che potrebbe esere paragonato ad Auschwitz, e mi sono chiesta che cosa ci ha insegnato la storia se si è potuta ripetere così triste e macabra e senza senso, se ancora oggi si ripete, dalla Siria alla Nigeria e l'uomo non impara mai...

Se si potessero distribuire meglio le ricchezze e le risorse.

Lo so, è folle l'idea di mettere un tetto massimo a ciò che ciascuno può possedere e consumare, ma non è altrettanto folle morire di fame oggi? Non so.... È troppo facile parlare e scrivere così, è troppo facile lucrare sugli aiuti (come la storia stessa della Cambogia ci insegna), ma visitando questo povero, meraviglioso paese ti accorgi che oltre ai problemi appena accennati ce n'è uno ancora più grande ovvero decidere se il suo prossimo sviluppo sarà sulla strada della sostenibilità ambientale oppure dello sfruttamento. Considerando il livello di corruzione del paese e sapendo che Cinesi e Sud Coreani stanno letteralmente comprando pezzi della Cambogia, la realtà sembra essere dura e sconfortante...


La testa scoppia, mi accorgo che tutto non ci sta e finisce per restare sullo sfondo di una pagina, di una vacanza...
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I templi di Angkor sono stupendi. Nell'insieme rappresentano il più grande sito religioso esistente al mondo, simbolo terreno del Monte Meru, l'Olimpo degli hinduisti e la dimora di antichissime divinità.

Essendo templi all'aperto, tra la giungla e la natura, la fede e Diego si sono divertiti ad arrampicarsi e camminare. Radici giganti, scimmie, monaci, incensi da accendere, spostamenti in tuk tuk, musica da strumenti tradizionali, elefanti, piante rampicanti, ai loro occhi è stata una grande avventura alla ricerca di quello che, per gioco e per creare una trama alla loro storia, abbiamo chiamato "il signor Budda".

Abbiamo trascorso 5 giorni nel sito di Angkor. Quando siamo partiti mi sembravano sufficienti, mentre checco ne era un po' spaventato (5 giorni di templi?).... Al secondo giorno, dopo aver visitato il Ta Prohm (famoso per le scene del film Tomb Raider con Angelina Jolie ;), giusto per capirci) che è stato eletto il tempio preferito da tutta la famiglia, abbiamo capito che cinque giorni sarebbero stati appena sufficienti per penetrate leggermente nella magia di questi luoghi.

Complici tanti fattori: un clima perfetto; l'aver trovato un ottimo ristorante italiano (il Forno) per le nostre cene; buonissima cucina khmer locale per i nostri pranzi (generalmente pollo al curry con verdure e latte di cocco); Fede e Diego molto bravi e flessibili; la piscina dell'hotel; la colazione a buffet per la gioia dei bambini che sceglievano da soli cosa mangiare e dove sedersi (di solito uno dei tavoli bassi  dove si mangia a gambe incrociate secondo l'usanza asiatica e che lasciava me e checco tutti anchilosati); un fantastico giro in quad a cui ha partecipato tutta la family, alla scoperta della campagna di Siem Reap, tra villaggi, polvere, bufali d'acqua e risaie; il circo Phare, con molti degli artisti che sono ex ragazzi di strada www.pharecambodiancircus.org ; il nostro fidato autista personale Mao, con il suo tuk tuk sempre puntuale e gentile sulle strade piene di buche; le storie delle persone che incontriamo...

Gli occhi a poco a poco si riempiono di usanze diverse (avete mai assaggiato la tarantola fritta? Noi no..... Ahahahahahah.... Però qui era una prelibatezza).


Spostandoci a sud, al mare, sono anche i colori a conquistarci. L'acqua turchese, i tramonti, le palme e le casuarine. La nostra base è nel piccolo villaggio di Otres, dove arriviamo giusto in tempo per una surreale cena di Natale con i proprietari della guesthouse (aperta 5 giorni prima), il loro staff e alcuni ospiti. Senza capire bene dove ci troviamo assistiamo ai concerti dell'Otres Market per la vigilia di Natale (l'età mia e di checco supera ampiamente quella media degli altri spettatori), torniamo al nostro bungalow per scoprire che si è completamente allagato e ci sottomettiamo ai ritmi vacanzieri mentre io cerco di salvare il salvabile, la fede ride, Diego corre eccitato, checco dice che i letti non sono bagnati quindi si può rimanere, il proprietario è rimasto al concerto e suo figlio non sa dove mettere le mani!
Facciamo un trasloco lampo in un nuovo bungalow sotto la luna piena e comincia la nostra parentesi di mare e relax, con altri incontri interessanti (Francesco dell'eataly su tutti), barca a vela e giornate intere sulla spiaggia.


A seguire mitico viaggio in macchina di oltre cinque ore dalla costa alla capitale, Phnom Penh, lungo quella che la guida definisce la migliore strada del paese e che a noi sembra una lunga lingua  polverosa, ora piena di buche, ora in migliori condizioni, senza illuminazione, lungo la quale si affollano case, capanne, bufali, palafitte, studenti, negozietti, caselli autostradali per il pedaggio, parcheggi, ragazzini che giocano, camion e macchine, moto e motorini, tutti che sfanalano e abbagliano per poi essere inghiottiti come un unico corpo dalle palme e dalla giungla.




All'improvviso si arriva a Phnom Penh, piccola e ordinata con il suo caos così diverso dalla Cina. Non ci sono, fortunatamente, grattacieli e la città si distribuisce lungo una griglia di strade che si incrociano, verticali ed orizzontali.

Filo spinato, traffico, la città va a letto presto e presto si sveglia, intorno alle 4 e mezza del mattino la gente esce dalle case, dai negozi dove ha dormito per terra, dai cartoni stesi sulla strada, dal torpore del freddo della notte e si mette in movimento.

Per dove o per cosa non ci è stato chiaro, tre giorni non sono sufficienti per capire e neppure per intuire.
Mandiamo giù senza digerire.

Poi un'altra giornata da turisti ci facilita il pensiero e ci avvolge.


Mercato russo, per comprare le marche di abbigliamento prodotte qui oppure in Vietnam (in fabbriche dormitorio che vediamo lungo la strada) e vendute a 5 dollari (il paese ha una propria valuta, il riel, ma ovunque sono accettati e spesso preferiti i dollari. Molte banche hanno i bancomat in dollari); il Museo Nazionale (che ospita una piccola ma bellissima, la più importante al mondo, collezione di sculture khmer) e lo straziante Tuol Sleng (un liceo che nel 1975 fu occupato dalle forze di sicurezza di Pol Pot, adibito a carcere di massima sicurezza con il nome di S-21 e trasformato nel principale centro di detenzione e tortura del paese) che, a due passi l'uno dall'altro, rappresentano il meglio e il peggio della Cambogia; una bellissima crociera sul Mekong al tramonto dove, tra birra, noccioline e banane fritte, incontriamo un ingegnere italiano arrivato in Cambogia una settimana prima, disperato per la condizione lavorativa nel nostro paese e una famiglia americana con due bambini che fanno subito amicizia con la fede e Diego.





L'ingegnere ci racconta di aver passato 5 giorni su un un taxi, facendosi accompagnare dal taxista presso aziende che cercano stranieri da assumere. A detta sua le offerte di lavoro che ha ricevuto sono tante e interessanti perché in Cambogia c'è tutto da fare (o da rifare).

La famiglia americana verrà poi con noi a cena. Ha vissuto 18 mesi in Nuova Zelanda a seguito del lavoro di medico del papà, Matt. Ora sta viaggiando tra Cambogia e Vietnam per le vacanze di Natale. È stato un bell'incontro, di quelli carichi di empatia ed energia.







Poi c'è giusto il tempo di assistere ad una lezione di kick boxing (non chiamatela thai box qui in Cambogia!), un bagno in piscina mentre dodo dorme, preparare le valigie e fare il brindisi di Capodanno (con Diego che tutto felice grida auguri! mentre tira una pallonata in aria che colpisce con precisione il bicchiere di vetro di checco mandandolo in frantumi....!).


A letto presto perché l'aereo domani mattina è altrettanto presto, ci addormentiamo con i primi botti del nuovo anno sullo sfondo di una giornata piena...

Il 2016 porta con sé un primo desiderio, poter tornare in questo stupendo paese...